Per lo scorso mese, oltre ad aver come sempre riunito i preferiti di varie categorie, ho scelto di dedicare uno spazio a parte a uno dei favoriti, il Sana, e alle novità presentate che sono state a mio avviso più memorabili. Per chi non lo sapesse (e spero che siate in pochi!), il Sana è un salone internazionale dedicato al biologico che si tiene ogni anno a Bologna e ospita sia espositori dei più grandi marchi bio italiani, sia un buon numero di stand stranieri che intendono cominciare a far conoscere il loro brand anche in Italia. Le categoria merceologiche vanno dal food alla cosmesi, passando per il Green living e l’abbigliamento sostenibile.
Cominciamo però con i preferiti extra fiera, che spazieranno tra varie tipologie e poco verteranno su prodotti alimentari, avendo per lo più girato tra gli stand di cibo al Sana e avendone perciò già abbastanza da dire!:D
CIBO
Burro d’arachidi, Anderson
Sono onesta, non è uno di quei burri che mi ha convinta al primo assaggio. Mi sono già dilungata abbastanza qui nel descrivere tutte le caratteristiche che un peanut butter deve avere per piacermi e per riassumere, avevo trovato questo a un gradino sotto il mio livello di tostatura ideale (sì lo so, sono menosa). A differenza di quelli dal sapore tostato-al-punto-giusto che occupano tra le prime posizioni della classifica (più nello specifico mi riferisco a burri come quello di Bulk Powders o Women’s Best) però, ha il grande pregio di rimanere liscio e morbido e di lasciare pochissimo residuo duro nel fondo del barattolo. Nonostante resti della tipologia un po’ meno “abbrustolita” (e lo si nota dal colore che dà più sul giallo che sul marroncino) non è niente di paragonabile alle creme di arachidi annacquate e che sanno di bagigio crudo dei più conosciuti brand biologici italiani. Io sono per l’onesta intellettuale: diamo agli americani quel poco (di food-culturale, intendo) che è degli americani.
Spalmabile di capra al cioccolato di modica bio Albacara
Come se non vi avessi fatto abbastanza testone su instagram, eccolo comparire anche su questi schermi: il formaggino spalmabile dolce di capra che mi ha fatto innamorare al primo assaggio. Devo ammetterlo, già a vederlo avevo immaginato che fosse buono ma al taste test ha superato le aspettative. Perfetto grado di dolcezza, l’asprino tipico dei latticini di capra percepibile ma non eccessivo, giusta quantità di cioccolato presente e anche un buon apporto proteico. Ho assaggiato anche quello al miele e cannella che non mi è dispiaciuto ma non essendo fan della cannella, non ne comprerei un vasetto. Lo trovate da NaturaSì, il prezzo non è dei più economici e ho infatti approfittato dell’offerta di lancio per provarlo. Visto che l’ho provato e promosso io, voi potete andare tranquilli!;) (vi debbono piacere i formaggi a latte di capra, però)
Bocciati
Yogurt vegetale a base di mandorla di Isola Bio
Ok ecco forse un’altra cosa che si sa fare bene solo se si parla Inglese. Ero davvero entusiasta quando mi sono imbattuta in questa novità da NaturaSì, avendo desiderato tantissimo il suo arrivo anche qui in Italia. Dopo l’avvento di quello di cocco mancava in effetti l’alternativa di mandorla, e Isola Bio ha pensato di presentare la propria versione di entrambe. Non ho ancora avuto modo di assaggiare quello di cocco, che trovo in altri supermercati a prezzi -seppur leggermente- minori (mi riferisco all’ Abbott Kinney’s dell’Esselunga o anche solo all’Harvest Moon sempre a Naturasì, che ad oggi resta il mio preferito) ma su quello di mandorla mi ci son fiondata, speranzosa di rifarmi della brutta esperienza avuta con quello di My Love My Life, una sbobba budinosa, insipida e mal addensata. Che dire, in confronto a quello siamo dieci spanne sopra, perlomeno è più cremoso e sente leggermente di mandorla, ma nell’insieme non riesco a promuoverlo del tutto: un misto tra l’acidino immediato e l’amaro nel retrogusto che mi ha lasciato piuttosto insoddisfatta. Da mangiare sicuramente accompagnato da altro.
Yogurt al pistacchio di Fattoria Scaldasole
Questo è l’esempio più lampante di come spesso ci si faccia prendere un po’ troppo la mano e si finisca per creare claims oltremodo esagerati. “Ricorda il gelato”, esortano a farci credere. “Che gelati avete mangiato finora??”, rispondo io. Ma non è questa la cosa peggiore. C’è infatti di ancora meno bello che non sa neanche di pistacchio. Ciò che ci resta di tutte le promesse è uno yogurt piuttosto lente, per niente compatto ma solo tanto, tanto dolce. Il latte usato è infatti un latte magro, e per avere 1.5g di grassi per 100g di prodotto, immaginate quanto vero pistacchio deve starci dentro? Esatto. Un ricordo. La quantità di zuccheri per porzione è invece piuttosto elevata, è un prodotto che normalmente non avrei scelto proprio a causa di questa caratteristica: per passarci sopra ne deve valere la pena e questo yogurt è un tristo esempio di soldi e carboidrati-di-cui-zuccheri decisamente sprecati. Ah, e il popolo di Instagram ha concordato.
Intrattenimento
Elite 2
Non ve l’aspettavate, eh? 😂 Sì, lo ammetto, la seconda stagione di Elite mi ha fatto fangirlare come da tempo non mi succedeva, almeno per una serie tv. Mi sono dovuta trattenere dal fare le nottate per finirla, ché alla fine di ogni episodio facevo davvero fatica a chiudere e dire “vabbè, continuo domani”. Se la prima l’avevo apprezzata nonostante non avessi trovato granché di originale né nella trama, né nell’ambientazione né nella rappresentazione di alcuni personaggi (ma i teen drama restano il mio genere d’elezione ed è difficile che proprio non mi piacciano), questa seconda stagione ha superato la prima di gran lunga, il che è raro al giorno d’oggi dove noto sempre più difficoltà a produrre telefilm che siano al tempo stesso nuovi e brillanti, non noiosi e dinamici. Ecco, per me questa seconda stagione aveva tutto ciò, gli intrecci della trama si sono fatti più avvincenti così come le relazioni e le alleanze tra personaggi, a volte anche insospettabili fino all’ultimo. Ho notato un’evoluzione di diversi protagonisti (Omar e Carla my beautiful grown up babies), ma non mi sono mai annoiata e non è mancato un pochino di quel sano e apprezzabile trash ed esagerazione che a me piace sempre. Aspetto la terza impazientemente, e per una volta ho speranza di non essere delusa.
Milk and Honey
Parto del presupposto che da un paio di anni a questa parte ho difficoltà a leggere. Non riesco a “trovare il tempo”, ma so che è una scusa. Faccio fatica a mantenere la concentrazione per più di dieci minuti consecutivi e a stare (o meglio sentirmi) inattiva. Per questo riesco a leggere giusto quando sono in viaggio o quando sono sdraiata a prendere il sole, momenti in cui pur stando ferma “faccio” comunque anche qualcos’altro. Ecco, se anche voi siete un po’ come me ma vorreste riprendere l’abitudine di leggere potreste partire da una raccolta di brevi poesie, scritte in modo semplice e crudo che ti arriva dritto al cuore. Scritto da una donna per le donne, l’antologia raccoglie versi che trattano di perdita, sofferenza, soprattutto d’amore, ma anche di rinascita, ripercorrendo stati d’animo o momenti di vita in cui anche solo in parte non possiamo non ritrovarci. Leggerete e direte tra voi “accidenti, ma questa sono io”. Alcune parole saranno coltelli. Vi smuoveranno. Ma non vorrete smettere di leggerle, parola di lupetto.
Ho lasciato le chiavi sotto lo zerbino, ciao
Un altro libricino che vi consiglio se fate parte della categoria di cui sopra è il romanzo d’esordio della mia amica Alice Chiara, che finirete tutto nel pomeriggio di quella domenica in cui sarete costretti a stare a casa perchè tanto piove. Ciò che lo rende così speciale è che sia stato scritto sulle note del cellulare, quasi sempre in viaggio via treno, e che ogni capitolo abbia una ricetta conclusiva fortemente collegata all’evento della vita di Viola, la protagonista, di cui esso tratta. Non so se mi abbia emozionato tanto perchè conosco in prima persona chi l’ha scritto e ho vissuto indirettamente alcuni dei fatti narrati (ok, alcuni addirittura in prima persona a dirla tutta). Ciò che so è che la scrittura di Alice è senza troppi fronzoli, diretta, fortemente introspettiva, ma sono sicura che nonostante l’autobiografismo chiunque possa ricavarne degli insegnamenti e ritrovare un pezzo di se stesso. Lo potete acquistare su Amazon.
Euphoria
Euphoria è una serie trasmessa dalla HBO uscita a Giugno di quest’estate (e infatti in realtà l’ho guardata ad Agosto ma visto che il blog era chiuso per ferie e i preferiti sono saltati ne parliamo adesso). A livello totalmente soggettivo non ho amato eccessivamente la regia, apprezzo infatti di più altri tipi di modalità narrative e scelte stilistiche ma ciò che più colpisce sono le tematiche trattate nel corso degli 8 episodi. Dipendenza, amori malati, auto accettazione, il tutto in modo molto più realistico di quanto non si sia soliti vedere in dei telefilm per ragazzi: qui lo sballo non è una cosa fighetta da ragazzini ricchi e viziati (a differenza anche di Elite, lo ammetto), qui la droga ti spinge sul fondo e rischia di non farti risalire più. Euphoria offre uno sguardo critico e meno romanzato sui problemi di questa società, non ti vende come un’esperienza allettante quella di devastarti o di spogliarti per soldi, non ti fa pensare “fico, voglio tirare una striscia di coca!” quando lo guardi. Ho trovato particolarmente riuscita nonché innovativa la rappresentazione della transessualità, affidata ad un’attrice realmente transgender ma mai presentata come tale per tutto il corso del telefilm. Per una volta, Jules non è “diversa” per il suo non rispecchiarsi con il genere assegnato alla nascita ma semplicemente per il suo essere eccentrica, naive e sopra le righe: l’originalità del personaggio sta tutta nelle caratteristiche della sua personalità e non nella appartenenza di genere. La celebrazione della bellezza non standardizzata passa anche attraverso la storia del riscatto di Kat, da sempre ignorata dagli uomini perchè sovrappeso, che scopre la carica sensuale del suo corpo e sceglie di strumentalizzarla. Non mi dilungo ulteriormente per non anticipare niente.
Bocciati
13 Reasons Why 3
Mi duole che una delle serie che in questi ultimi due anni era entrata a far parte delle mie preferite sia stata relegata in questa categoria ma se l’intento di quest’ultima stagione era fare peggio di quella precedente, ci sono riusciti con successo. Parlo di fan delusa. Questo, per me, è uno dei telefilm che avrebbe dovuto essere composto da una sola stagione, essendosi perfettamente concluso (seppur con un finale un po’ aperto relativamente ai personaggi minori) con il tredicesimo episodio. Il titolo non è un caso, e la motivazione è tutta spiegata nel corso della prima stagione, dopo la quale il prodotto è diventato tutto un’altra serie. Per quanto i temi facciano siano sempre delicati e facciano riflettere, a mio avviso non si può arrivare a fare una terza stagione non andando minimamente avanti rispetto a ciò che è successo nella prima. La lentezza della narrazione di certo non aiuta a sopportare gli stessi discorsi sentiti e risentiti (e la simpatia della voce narrante neanche). Ai fini della trama è sufficiente guardare la prima puntata e le ultime due, che tanto nel mezzo non succede niente (ah, beh dai, guardate anche la quinta se volete un Monty come non l’avete visto mai <3). Sono arrivata a mal sopportare un po’ tutti i personaggi, e non ho ben chiaro cosa fare con la prossima che se Dio vuole, sarà l’ultima.
Big Little Lies 2
Altra serie che avrebbe dovuto fermarsi alla prima sragione. Nonostante anche la prima fosse un po’ lenta l’avevo invero gradita molto, ognuna delle protagoniste aveva una storia da raccontare e degli scheletri da nascondere dietro alla facciata di perfezione, le musiche e la fotografia la ciliegina sulla torta. Ma anche qui, non si può costruire una seconda stagione esclusivamente sugli accadimenti della prima e non smuoversene di un metro. Tanti discorsi e ahimè poca sostanza, tant’è che devo ancora trovare la voglia di vedere l’ultimo episodio. Se non avete visto la prima, vi consiglio di farlo. Ma se state valutando di guardare la seconda, per quanto mi riguarda potete dedicarvi ad altro.
Eventi
Sana
Ed eccoci arrivati all’evento clou del mese, durante il quale ho avuto un’accompagnatrice (nonché complice di assaggi e omaggi estorti) d’onore. Essendo una frequentatrice della fiera da anni (con il solo stop dell’anno scorso), ho avuto l’impressione che le dimensioni quest’edizione fossero ridotte: solitamente riuscivo vederla tutta per il rotto della cuffia, passando tra gli ultimi stand rimasti a corsa e senza realmente avere il tempo di soffermarmi a capire di cosa trattassero. Quest’anno ci siamo ritrovate a girare tra gli stessi banchi più volte, tanto che a un certo punto ci siamo chieste se avessimo saltato un padiglione. Forse è stata l’assenza dell’area adibita al Vegan Fest, nella quale fino a due anni fa trascorrevo la maggior parte del tempo, a dare l’impressione di una fiera più vivibile e meno caotica. Nonostante fosse sabato, infatti, l’affluenza non è stata delle più massicce. Ho apprezzato il fatto che fosse stato dedicato molto più spazio a piccoli produttori locali, come quelli di formaggi, salse e miele e non sia stato soltanto il trionfo dei grandi colossi internazionale del biologico come succedeva gli altri anni (nonostante gli stand dei grandi marchi fossero comunque sempre presenti). C’è da dire che fino a due anni fa miele e formaggi non m’interessavano e che probabilmente non avevo prestato attenzione io stessa a queste categorie. Molto è cambiato dall’ultima edizione a cui ho partecipato in effetti: sono più per il “un po’ di tutto purché sia preferibilmente di vicina provenienza” piuttosto che “va bene venga da qualsiasi parte purché sia vegan”.
Certo, non ho mancato di assaggiare le novità prive di derivati animali, due delle quali hanno fatto decisamente colpo (ma sì, sempre di formaggi fake si tratta :D). Il primo è il Camelia, prodotto da Euro Company (la stessa compagnia di Cicioni e Fermè) e non ancora ufficialmente in vendita (ma è una di quelle cose che realmente acquisterei, quindi spero che arrivi in fretta!). Si tratta sempre di un fermentato a base di anacardi e mandorle ma grazie all’utilizzo del Penicillium Candidum acquista una crosta fiorita che lo rende molto simile ai nostri Brie e Camembert.
Un’altra alternativa vegetale ai formaggi che ho molto apprezzato è quella a base di farina di ceci, presentata dallo chef Emanuele di Base. I prodotti Sayve possono a grandi linee equipararsi a un pecorino stagionato, la pasta è semidura (riesci a tagliarlo agilmente con un coltello) ma è scioglievo una volta messo in bocca. A livello di ingredienti è forse un po’ più “artificiale” rispetto ai fermentini ma nel complesso per me sapore e consistenza sono riusciti, molto più di tanti altri che ho assaggiato (e ne ho assaggiati!), che sanno sempre troppo o di olio o hanno un retrogusto inverosimilmente dolce. Diversi gusti tra cui noci o tartufo, decisamente i miei preferiti!
Per il resto, lo ammetto, mi sono dedicata ad assaggiare soprattutto formaggi, crackers, pane (ma com’è sono diventata una persona così banale?? Un tempo ci sarebbero stati soprattutto superfoods e cose strambe). Tra i formaggi veri, lo scettro va a un formaggio di capra grassissimo e libidinosissimo di Kourellas. Era burro in bocca, ma con la punta acidina caratteristica dei formaggi a latte caprino. Ho amato.
Sul fronte dolce (nonostante fossi meno lanciata, così come lo sono ormai in generale nella vita di tutti i giorni, l’ho detto che sto cambiando!) ricordo di aver gradito in modo particolare i torroni di Cacao Crudo -di nome e di fatto. A voler precisi, il nome è parso sia a me che alla mia collega fuorviante, ma forse dipende dall’idea di torrone che ognuno di noi ha. A me viene in mente quello morbido con l’albume, l’ostia e il miele, in questo caso si trattava di un cremino/nocciolato o come volete chiamarlo. Sta di fatto che era molto, molto godibile.
Passiamo infine al lato beauty prima di chiudere questo poema omerico, ma qui sarò breve dal momento che mi sono soffermata su un solo stand, quello di Giada Distributions, di cui vi avevo già narrato in passato. Anche in questa occasione ho avuto il piacere di essere rimessa a nuovo grazie alle novità in campo make-up di uno dei brand distribuiti dall’azienda, Madara Cosmetics, che si è allargata aggiungendo ai prodotti di skincare una linea di trucco naturale: fondotinta in varie tonalità, correttori, gloss, ombretti in crema e illuminanti. Tra questi ultimi mi ha particolarmente colpito le Cosmic Drops nella tonalità Burning Meteorite, perfette per illuminare il viso nelle serate estive. Sul lato skincare ho avuto modo di provare i tester due prodotti la cui resa mi ha lasciata piuttosto soddisfatta: la mud mask sempre di Madara e la Juicy Peel Mask, un’esfoliante leggero e senza microgranuli che lascia la pelle davvero pulita e liscia. Per completare la pulizia l’ideale sarebbe passare il Tonico Antiossidante Youth Defencer, che ho acquistato, non ho mai sentito una pelle così detersa senza sensazione di secchezza che spesso succede in seguito all’utilizzo di tonici troppo aggressivi.
Per il mese di Settembre direi che è tutto, passo e chiudo e ci rileggiamo presto, che ho qualche idea per nuovi post che spero di riuscire a realizzare presto <3