Sì lo so, voi che mi seguite da tanti anni mi avete visto passare le fasi “dietetiche” più disparate (e se ancora non vi siete rotti i coglioni, non vi capisco, ma vi stimo e vi ringrazio immensamente!).
Quella vegan cottista, quella vegan crudista tendente al fruttarianesimo, il ritorno al cotto low low fat di ispirazione Raw till 4, quella più recente da palestrata dei poveri con proteine aggiunte pure nella tisana la sera e il ricorso a tutti quegli aggeggi senza calorie (e di nuovo un low fat per cercare di prediligere invece i carboidrati).
Facendo questo excursus tra tutti i miei “periodi” mi sono resa conto di una realtà sconvolgente: non mi sono quasi mai ascoltata. Mi spiego meglio. Sono sempre stata amanti dei grassi, dell’avocado, dell’olio di cocco, dei burri di frutta secca, dei crackers di semi, dei “latti” di noci, del cioccolato fondente, e prima ancora beh, dei formaggi (e tra i grassi dobbiamo per forza metterceli). Per un motivo o per l’altro da quando ho cominciate a riflettere su cosa mangiavo mi sono quasi sempre ritrovata a limitarli perchè da quello che leggevo non facevano bene, acidificavano, rendevano il sangue troppo poco fluido impedendogli di trasportare per bene i vari zuccheri dove servivano eccetera eccetera. Poi sì, leggevo anche che i grassi buoni non andassero eliminati perchè soprattutto per le donne erano fondamentali per mantenere un assetto ormonale sano e in equilibrio, per il cuore, quello e quell’altro. Ma si sa, quando uno parte con un’idea cerca quasi sempre tesi che possano confermarla piuttosto che il contrario quindi prendevo un po’ quello che mi faceva comodo.
E’ anche vero che proprio per questa mia passione sconfinata per noci, semi e co. non li ho mai mantenuti al minimo indispensabile come certe correnti volevano, e sono anzi sempre stata del partito “meglio una banana in meno e un cucchiaio di tahin in più!”
Durante la mia fase semi crudista e dedita alla frutta ero comunque convinta che il modo in cui mangiavo fosse quello migliore per me perchè un chilo di pesche e una ciotola mega galattica di gelato di banana era tutto ciò di cui sentivo il bisogno e fino alla sera non sentivo davvero voglia di altro. Credo però che un percorso partito con matrici esclusivamente mentali (la sensazione di mangiare in modo “puro” e incontaminato ecc) si fosse poi trasformato in abitudine, e che il mio corpo si fosse adattato a mangiare in un certo modo e di conseguenza a richiedere sempre quel tipo di cibo. Tutto questo discorso per dire che sì, ho provato tanti tipi di dieta e che veramente in ogni momento quella che avevo scelto di seguire era quella che pensavo fosse la più adatta a me.
In questo periodo di riflessione generale sull’alimentazione mi sono accorta che tanti dei “disturbi” più o meno gravi che avevo e che ormai mi ero abituata a dare per scontati potevano però dipendere da come, cosa e in quali quantità mangiavo.
Fame costante (e quando dico che spesso dopo un’ora che avevo mangiato avrei già rimangiato un’altra volta non esagero!), pancia perennemente gonfia, frequente sensazione di “bloating” e così via. Da quando ho reintrodotto i derivati sapevo che di conseguenza non sarebbe stato facile mantenere un livello di grassi basso (decisamente più difficile che con una dieta vegana pur se basata sostanzialmente sui derivati della soia!) e così ho deciso di dare una possibilità a un’alimentazione più low fat e high carb. Con il periodo frenetico in cui mi trovo, in cui sono perennemente in movimento, di corsa e fuori casa, la trovo anche una soluzione più comoda e gestibile: il cibo è necessariamente più “concentrato” e comodo da trasportare e soprattutto, mi tiene sazia più a lungo senza bisogno di dover mangiare ogni tre per due. Anche la situazione a livello addominale, tutta un’altra storia.
Oltre ai discorsi puramente pragmatici sto cercando in questo modo anche di coccolare il mio assetto ormonale che come avevo un po’ accennato nello scorso post, ha davvero bisogno di una scrollata. Forse è presto per dirlo ma, non se sia stato per la reintroduzione di determinati cibi -quelli animali- che non avevo toccato per anni o per l’aumento della percentuale di grassi, qualche settimana fa hanno già dato un accenno di risveglio. Dopo quasi un anno intero di letargo non potete neanche immaginare la gioia nel vedere che le cose si stanno smuovendo.
Non sto più contando niente (e finalmente direi!!) e non sto più inserendo niente di ciò che mangio su alcuna applicazione che tenga traccia di calorie e affini, sto mangiando in modo molto più libero da schemi mentali e credo di essere davvero vicina, per una volta, al tanto ricercato equilibrio. Nella pratica, di fatto, sto sperimentando ricette senza farine o senza cereali, costituite da ingredienti più integrali, ricercando un utilizzo di dolcificanti più naturali o che abbiano un indice glicemico più basso e così via. E finalmente arrivo a questi biscotti.
QUESTI BISCOTTI. Li ho rifatti tre volte nel giro di due settimane e questa è una cosa che mai e dico MAI nella vita mi era successa. E’ vero che le mie infornate di biscotti sono piuttosto misere ma questo proprio perchè conoscendomi so che mi annoio molto in fretta di mangiare la stessa cosa e ho bisogno di variare. E invece questi sono diventati i Biscotti, quelli che mai più senza. Ma cos’hanno di così speciale questi biscotti?? Prima di tutto si fanno con pochissimi ingredienti. Hanno una quantità minima di zuccheri (che comunque è gestibilissima in modo soggettivo), non hanno farine (che per quanto “integrali” possano essere portano a un’impennata dell’ ig sempre in misura maggiore che quando si mangia il cereale in chicco) e sono quindi low carb e adattabili a una dieta paleo (che non sto seguendo eh, sia ben chiaro!). Ma soprattutto, sono una cosa spettacolare.
Note: Li ho provati in tre versioni: la prima dolcificandoli solo con zucchero di cocco, la seconda con il monk fruit e l’ultima facendo metà e metà, un po’ per un discorso di colore (solo con zucchero di cocco erano venuti molto scuri), un po’ di gusto (perchè a livello di sapore li avevo in realtà preferiti la prima volta) e un po’ perchè il monk fruit per ora l’ho trovato solo su Amazon Uk e non certo a un prezzo economico. Verdetto? Quelli con il misto di dolcificanti sono decisamente la versione meglio riuscita. Ma giacché lo zucchero di cocco è probabilmente quello che tutti riescono a reperire con maggior facilità, andate tranquilli con quello. A livello di consistenza si allargano maggiormente perchè ovviamente questo è composto da una maggior quantità di liquidi, quindi distanziateli un po’ di più sulla teglia. Quelli col monk fruit rimangono più compatti e meno schiacciati. Nella foto qui di sotto potete vedere il confronto.
Aggiornamento 2019: provati anche usando metà dose di eritritolo in polvere e metà di VitaFiber di Bulk Powders, ottimo risultato, più simile a quello con monk fruit + zucchero di cocco come aspetto, dolcezza equilibrata e zero zuccheri
Flourless chocolate chip cookies con 3 ingredienti (vegan, grain free, refined sugar free)
(tratta da una ricetta di Bakerita)
per 8 biscotti:
burro di mandorle liscio: 125 g
dolcificante in cristalli a scelta (vedi note): 30 g
semi di lino tritati: 1 C raso + 3 di acqua oppure un uovo piccolo
gocce di cioccolato/cioccolato fondente senza zucchero*: 30 g
bicarbonato di sodio: 1/4 di cc
*Se non trovate cioccolato con dolcificanti alternativi e volete mantenere la ricetta sugar-free potete anche usare la pasta di cacao/cioccolato 100%. La prima volta ho usato pasta di cacao e in abbinamento con lo zucchero di cocco non li ho trovati assolutamente troppo poco dolci.
Niente di più facile. Prendete una ciotola e metteteci dentro il burro di mandorle. Aggiungete il dolcificante scelto, mescolate con una frusta, il bicarbonato, i semi di lino precedentemente ammollati nell’acqua fino a formare un gel, mescolate ancora e infine incorporate le gocce di cioccolato/cioccolato tritato. Fate riposare l’impasto e intanto portate il forno a 180° (io col ventilato lo tengo leggermente più basso). Formate 8 palline (non preoccupatevi di schiacciarle, lo faranno da sole!) e infornate per 10-12 minuti. Aspettate che si siano raffreddati completamente prima di toglierli dalla teglia e se riuscite aspettate anche il vostro Valentino prima di finirli tutti!:D
P.s. non sono mai stata eccessivamente romantica/sdolcinata e quest’anno non so perchè lo sono ancora meno ma visto che per puro caso mi trovo a pubblicare in questa ricorrenza gli auguri mi sforzerò di farveli:D L’amore è bello e quindi amate, amate e non vergognatevi mai, lottate per poterlo fare liberamente e alzate pure la voce, se dovete. Fatelo 365 giorni l’anno ma se oggi volete approfittarne per avere una scusa in più per cucinare un dolcetto per il/la vostro/a amato/a, portarlo/a a cena e via dicendo, mica c’è nulla di male no? Un abbraccio a tutti <3
Cami says
No va be’ ma questi biscotti sono una figata pazzesca 😍
Già mi sono innamorata, anche perché io amo il burro di mandorle 😍😍😍😍😍😋
Detto questo grazje per la tua condivisione, mi fa comunque piacere sapere che ti stai trovando bene, che stai trovando la tua stabilità ed equilibrio e che stai trovando te stessa fra cibo e quotidianità (lavoro e amore)
Ti abbraccio
♥️
Peanut says
eh me lo ricordavo della tua passione per le mandorle infatti!:D comunque questi non son nemmeno tanto dolci secondo me una chance gliela potresti dare:D un abbraccio a te Cami!
Perla says
Ciao Lucrezia, già dall’altro post volevo ringraziarti per la tua sincera condivisione, quanto mai preziosa in questo periodo in cui l’alimentazione arriva a racchiudere e rappresentare così tanti ideali e dimensioni, oserei dire esistenziali. È bello trovare su web tali testimonianze di coraggio nel cambiamento consapevole, nell’ascolto di se’, dei propri bisogni e sentire. Personalmente sono passata da cinque anni di veganesimo ad un’alimentazione pressoché paleo nel giro di pochi giorni..il tutto sotto consiglio medico..resettare la mente, le proprie idee, per quanto giuste e corrette, per dare ascolto al corpo è stato nel mio caso difficile, sono dovuta giungere al limite. Quindi grazie ancora per testimoniare come un tale cambiamento sia possibile in modo sereno ed equilibrato, nell’ascolto e nel rispetto di se stessi. Questa è davvero Etica.
Buon cammino. Perla
Peanut says
Perla, GRAZIE GRAZIE GRAZIE! E’ normale che abbia ricevuto degli attacchi, me li aspettavo ed è “giusto” così, ma quello che vorrei che molti di quelli che mi hanno commentato in modo provocatorio, cercando di trovare difetti e cose che no tornavano in ciò che dicevo capissero che è normale che possa succedere anche questo, quello che è successo a me, a te, e che sta riguardando tantissime persone intorno a me, davvero tante! Che poi neanche posso biasimarli perchè per l’amor di dio, fino a un anno fa magari pure io a sentire la tua storia avrei sbarrato gli occhi e storto la bocca, ritenendo inimmaginabile il poter tornare a mangiare addirittura animali dopo aver seguito un’alimentazione vegan per anni. Non avrei capito. Forse non ti avrei giudicata duramente, che la fase “sono superiore a tutti” per fortuna mi è durata poco, ma non avrei capito. Da quello che dici sembra che le tua cause motrici siano stati problemi di salute ben più gravi ma che sia scattato in modo naturale o ” indotto” il meccanismo è pur sempre un po’ quello, è sempre un interruttore, esattamente come quello che si era acceso quattro anni fa e che mi aveva portato a considerare gli alimenti animali come qualcosa di praticamente non commestibile. Probabilmente se o finchè non succede e non lo si prova sulla propria pelle è difficile comprendere, anche se la moltitudine di persone vegane che mi hanno commentato scrivendomi che anche se la vedevano in modo diverso e non sarebbero mai riuscite a “tornare indietro” pensavano che avessi fatto la cosa giusta ascoltandomi dimostrerebbe il contrario. Rimarremo con il dubbio:D buon cammino a te Perla, grazie di cuore
saltandoinpadella says
scusa la domanda da ignorante, ma cosa è che fa “l’effetto farina”? nel senso, qual’è ingredienti che compatta il tutto? sono fantastici, se non avessi letto la ricetta avrei detto che erano i classici cookies super calorici americano
Peanut says
Considerando che la versione non vegan ha l’uovo direi che sono i semi di lino, benchè il burro di mandorle se anche solo lo metti sul pentolino e lo scaldi si rapprende molto, quindi direi una combinazione delle due cose:D
zia Consu says
“Ascoltarsi” che bellissimo atto d’amore x se stessi! Continuo a dire che questo benessere ritrovato, senza regole ma ascoltando solo i tuoi bisogni e desideri, sia la via x il vero equilibrio e non solo fisico ma soprattutto mentale!
Grazie x questa preziosa ricetta e felice serata <3
Peanut says
Ne sono ogni giorno più convinta anch’io, ogni volta che mangio qualcosa con piacere, assaporando e godendo ogni boccone, ogni volta che mi sento serena di poter scegliere, ogni volta che mi sento libera di seguire l’istinto e il mio desiderio più profondo, ogni volta che mi sento appagata dopo aver finito di mangiare. Grazie Zia, per esserci sempre :*
Leti-Senza è buono says
No vabbè. Sono spaziali. Li adoro. E devo provarli!!! Sei super😘😘😘
Peanut says
Si che devi Leti! <3